GENERALITA’

 

URBANIZZAZIONE

Processo di redistribuzione della popolazione dalle aree rurali a quelle urbane. Già nella prima parte del Novecento, quasi metà della popolazione dei paesi industrializzati e circa un sesto di quella dei paesi in via di sviluppo viveva in aree urbane e le previsioni per i prossimi anni sono di un ulteriore notevole incremento delle dimensioni delle città. Si stima ad esempio che nel 2000 Città del Messico raggiungerà i 31 milioni di abitanti, Tokyo i 24 milioni e New York i 23 milioni.

La forma più estesa di agglomerato urbano è costituita oggi dalla megalopoli, un insieme sempre più vasto di città non più separate l’una dall’altra. Il New England e la costa californiana sull’oceano Pacifico rappresentano due fra i numerosi esempi di megalopoli contemporanee. I sociologi hanno individuato molteplici modelli di sviluppo urbano: vi sono ad esempio casi in cui prevale la sub-urbanizzazione, cioè si espandono progressivamente i sobborghi di una città che finiscono quindi per gravitare attorno a un comune mercato del lavoro e a una comune rete di comunicazione. Un altro modello di sviluppo è la sotto-urbanizzazione, come nel caso delle province russe, dove gli stabilimenti industriali sorsero in aree del tutto prive di infrastrutture e case. Infine vi è il modello della sovra-urbanizzazione, tipico ad esempio delle città dell’America latina.

Lo sviluppo progressivo delle reti di comunicazione, da una parte, e l’incremento produttivo con la conseguente espansione dei mercati, dall’altra, sembrano indicare che nel prossimo futuro l’intero pianeta diventerà quello che viene chiamato dai sociologi “villaggio globale”. [1][2]

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RICICLAGGIO DEI RIFIUTI

Processo mediante il quale un materiale viene riportato a una fase precedente del processo di trasformazione già subito; più in concreto, si tratta della conversione dei rifiuti in materiali riutilizzabili. Il riciclaggio è una pratica la cui diffusione è strettamente legata a fattori economici, sociali, politici e tecnologici, che possono variare considerevolmente da paese a paese. Il volume pro capite dei rifiuti prodotti nei paesi in via di sviluppo è notevolmente inferiore a quello dei rifiuti prodotti nei paesi industrializzati e, ciononostante, la percentuale dei rifiuti riciclati è comunque di gran lunga superiore. Ciò è dovuto in gran parte alle ristrettezze economiche di questi paesi, in cui i poveri si guadagnano da vivere anche recuperando dai rifiuti ogni sorta di materiale riutilizzabile (vetro, plastica, carta, metalli e rottami) e rivendendolo. Nei paesi industrializzati, invece, le iniziative di riciclaggio nascono perlopiù dalla preoccupazione per lo stato dell’ambiente, dalla necessità di ridurre i consumi energetici e di risparmiare le risorse naturali del pianeta, nonché da considerazioni relative al risparmio dei costi per le industrie. Il riciclaggio viene spesso incoraggiato anche per i timori suscitati dai danni ambientali causati dai convenzionali sistemi di smaltimento dei rifiuti (discariche e inceneritori).

In genere i rifiuti prodotti dall’industria e dal settore commerciale vengono riciclati con maggiore facilità rispetto a quelli prodotti dai privati cittadini: in Italia, ad esempio, attualmente viene riciclato il 15% dei rifiuti industriali e solo il 7% di quelli domestici. La spazzatura domestica, formata da un miscuglio di materiali, in Italia è composta in media per il 28% di carta, per il 16% di materie plastiche, per il 4% di tessili e legno, per l’8% di vetro, per il 4% di metalli, per il 29% di materie organiche decomponibili e per l’11% di polveri, ceneri ecc. Ai fini del riciclaggio, ognuna di queste frazioni ha un proprio valore e deve essere, perciò, separata dalle altre.

La raccolta differenziata dei rifiuti può essere attuata in vari modi: i cittadini, ad esempio, possono selezionare i rifiuti “alla fonte” e raccoglierli in contenitori separati; in alternativa, la separazione può essere effettuata in appositi impianti o collocando in posizione opportuna speciali campane e cassonetti per la raccolta della carta, del vetro, delle lattine e dei contenitori in plastica.

In molti paesi industrializzati si sta cercando di promuovere il riciclaggio attraverso leggi e incentivi economici. In Germania, ad esempio, un nuovo decreto ha imposto ai rivenditori l’obbligo di ritirare gli imballaggi dei prodotti venduti. Per quanto riguarda l’Italia, diverse leggi obbligano le regioni a favorire la raccolta differenziata dei rifiuti e impongono ai comuni di istituire un servizio per la raccolta differenziata e lo smaltimento di batterie e pile, medicinali, prodotti tossici e infiammabili, contenitori in vetro, alluminio o plastica.

 

Cosa entra e cosa esce da una città

 

 

 

 

Energia,

Acqua,

Alimenti,

Prodotti di consumo,

Aria,

Informazioni,

Cultura,

Forza lavoro,

Denaro.

 

 

Città
 

Acqua inquinata,

Aria inquinata,

Rifiuti,

Rumori.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Cosa entra?

 

 

Energia:è indispensabile per:

-il funzionamento del sistema produttivo;

-il riscaldamento civile, la cottura dei cibi, il funzionamento degli elettrodomestici;

-i trasporti urbani (carburanti);

-un buon funzionamento del sistema informativo e culturale

Essa deriva:

-  dalle   centrali idroelettriche o termoelettriche; dai combustibili, dai carburanti; se rinnovabile, direttamente dal

Sole o dal vento.

                        

Acqua: è indispensabile per la salute dell'uomo, l'agricoltura,il verde urbano.

Essa serve per:

-usi civili {acqua potabile): alimentazione, igiene personale e della casa, cottura dei cibi ecc.;

-usi ricreativi: piscine, laghetti artificiali, fontane ecc.; -il sistema produttivo;

-la definizione della «forma» urbana {fiumi, canali, sistemazione del territorio).

iene:

-essa proviene dalle fonti di approvvigionamento attraverso l'acquedotto

Alimenti: sono indispensabili per la vita dell'uomo.                                                                                                                                         Essi derivano dall'agricoltura e dall'allevamento. La loro distribuzione e la loro commercializzazione dipendono dal sistema dei trasporti e sono influenzate dal sistema informativo e culturale.

Prodotti di consumo.La città non è in grado di produrre al suo interno tutto ciò che le è necessario, per cui

debbono arrivare dal sistema  produttivo vari prodotti di consumo. Essi provengono dalle grandi industrie  

 italiane ed estere attraverso il sistema di trasporti e il loro consumo è influenzato dal sistema informativo

 (pubblicità e informazioni varie) e culturale (storia, tradizioni e stili di vita).

Aria: è indispensabile per la vita dell'uomo. Essi derivano dall'agricoltura e dall'allevamento. La loro distribuzione e la loro commercializzazione dipendono dal sistema dei trasporti e sono influenzate dal  sistema informativo e culturale.

                                                                                                                 

Informazione. Nella città entrano informazioni attraverso giornali, televisione, radio, telefono, fax,

internet, libri ecc. Le informazioni viaggiano con il sistema dei trasporti (giornali, libri, cartelloni

 pubblicitari) o attraverso cavi (televisione, radio, telefoni, fax, internet ecc.).

Essa proviene da: zone circostanti,altre città o altri Paesi.

 

Cultura  Nella città entra con i mezzi di comunicazione, i libri, i giornali, la televisione, la radio oltre che attraverso spettacoli teatrali e cinematografici, attraverso opere d'arte esposte in mostre e musei ecc.

Arriva attraverso il sistema dei trasporti o attraverso cavi.

 

Forza lavoro Nella città entra sotto forma di personale che lavora in scuole, uffici, fabbriche, centri

 culturali e commerciali ecc. Arriva attraverso il sistema dei trasporti pubblici o privati. Essa proviene dall'estero, da altre parti d'ltalia o da zone periferiche.

Denaro Esso è indispensabile per soddisfare qualsiasi necessità, dal momento che la città è inserita in un sismaeconomico in cui ogni bene acquistato è scambiato con denaro.

Esso proviene direttamente dalla Zecca di Stato o indirettamente attraverso attività commerciali, produttive,

turistiche ecc.

 

Cosa  esce?

Acqua inquinata

Aria inquinata

Rumore

Rifiuti

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Rifiuti biodegradabili.

I rifiuti urbani biodegradabili comprendono i rifiuti domestici o da altre fonti urbane, quali i rifiuti alimentari e da giardino, la carta e il cartone, le materie tessili, il legno e altri rifiuti biodegradabili vari, come i mobili in legno.

Per citare la relazione, “l’esperienza dei paesi e delle regioni che sono riusciti a dirottare grandi i quantità di rifiuti urbani biodegradabili verso destinazioni diverse dalle discariche costituisce una solida indicazione della necessità di disporre, a livello nazionale, di un pacchetto integrato di opzioni, al fine di raggiungere significativi tassi di riduzione dei rifiuti da collocare a discarica”.

In particolare, i paesi che presentano significativi tassi di riduzione dei rifiuti urbani biodegradabili da collocare a discarica si avvalgono di un insieme di misure comprendenti la raccolta differenziata (raccolta separata dei rifiuti urbani biodegradabili rispetto ad altri flussi di rifiuti), il trattamento termico (soprattutto sotto forma di incenerimento), il compostaggio centralizzato e il riciclaggio di materiali.

Nella relazione si afferma che l’ampia diffusione di impianti per la raccolta differenziata e l’esistenza di mercati adeguati per i materiali raccolti sembrano necessari al fine di ottenere significativi tassi di riduzione dei rifiuti da collocare a discarica e significativi tassi di riutilizzo, di riciclaggio e di compostaggio.

La relazione raccomanda agli Stati di prendere in considerazione l’opportunità di includere, nella loro strategia nazionale, la separazione alla fonte dei rifiuti urbani biodegradabili dagli altri rifiuti. In essa si rileva peraltro che anche gli incentivi fiscali e le restrizioni al collocamento a discarica e all’incenerimento di determinati rifiuti sono parti di una strategia di successo.

Alcuni paesi hanno adottato o stanno contemplando la possibilità di adottare un divieto assoluto di collocare a discarica l’intera parte biodegradabile del flusso di rifiuti urbani, mentre altri hanno introdotto tasse che fanno lievitare il costo del collocamento a discarica al fine di rendere le opzioni di recupero più convenienti sotto il profilo economico. L’approccio ottimale, secondo la relazione, potrebbe consistere in un connubio di progressive restrizioni al collocamento a discarica e di un sistema tributario che dilati il costo del collocamento a discarica fino a renderlo finanziariamente svantaggioso.

La relazione sottolinea che la creazione e il mantenimento di mercati e sbocchi adeguati per il compost e altri prodotti finali sono essenziali per il successo delle strategie nazionali. Essa avverte che, in assenza di sbocchi affidabili, i paesi e le regioni che stanno investendo massicciamente nella raccolta differenziata rischiano di dover far fronte ad un nuovo problema di gestione dei rifiuti.

Il numero di opzioni collaudate disponibili per il trattamento dei rifiuti urbani biodegradabili con metodi diversi dal collocamento a discarica è per il momento relativamente ridotto.

 

Le tre opzioni principali sono l’incenerimento con recupero di energia (principalmente della parte biodegradabile dei rifiuti misti), il compostaggio centralizzato (principalmente di rifiuti da giardino e, in misura minore, di rifiuti alimentari) e il riciclaggio di materiali (principalmente di rifiuti di carta e cartone).

Anche le tecnologie più recenti o emergenti, quali la gassificazione e la termolisi, possono svolgere un ruolo di rilievo nell’ambito delle strategie nazionali.

La relazione pone l’accento sulla necessità che ciascun paese si doti di un sistema di sorveglianza e di gestione che gli consenta di rilevare costantemente la produzione e la gestione dei rifiuti urbani biodegradabili. Essa mette in luce l’esistenza di lacune considerevoli nelle informazioni relative ai rifiuti urbani biodegradabili disponibili a livello nazionale e sottolinea l’importanza di proseguire le attività volte alla creazione di sistemi armonizzati di raccolta e di comunicazione dei dati “per fare in modo che le informazioni affidabili sul flusso dei rifiuti diventino la regola, non l’eccezione.

Il numero di opzioni collaudate disponibili per il trattamento dei rifiuti urbani biodegradabili con metodi diversi dal collocamento a discarica è per il momento relativamente ridotto. Le tre opzioni principali sono l’incenerimento con recupero di energia (principalmente della parte biodegradabile dei rifiuti misti), il compostaggio centralizzato (principalmente di rifiuti da giardino e, in misura minore, di rifiuti alimentari) e il riciclaggio di materiali (principalmente di rifiuti di carta e cartone).

Anche le tecnologie più recenti o emergenti, quali la gassificazione e la termolisi, possono svolgere un ruolo di rilievo nell’ambito delle strategie nazionali.

La relazione pone l’accento sulla necessità che ciascun paese si doti di un sistema di sorveglianza e di gestione che gli consenta di rilevare costantemente la produzione e la gestione dei rifiuti urbani biodegradabili. Essa mette in luce l’esistenza di lacune considerevoli nelle informazioni relative ai rifiuti urbani biodegradabili disponibili a livello nazionale e sottolinea l’importanza di proseguire le attività volte alla creazione di sistemi armonizzati di raccolta e di comunicazione dei dati “per fare in modo che le informazioni affidabili sul flusso dei rifiuti diventino la regola e non l’eccezione.

I rifiuti in Italia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

se ogni 15 giorni in Campania è emergenza rifiuti, il problema non è tecnico o amministrativo. E' un problema di senso civico, e in quanto tale, politico. Anche perché dopo 13 anni di commissariamento "straordinario", fra ministero, regione, comuni, province, sarebbe difficile ricostruire le responsabilità formali di questa situazione kafkiana.

Nella sostanza invece il problema è chiarissimo: in Campania in questi anni di continue emergenze, sono stati costruiti molti impianti di trattamento dei rifiuti. Ma dopo averli separati, trattati trasformati, i rifiuti non spariscono. Poi occorrerebbe incenerirli. Ma, sull'incenerimento, la classe politica non se la sente di affrontare il dissenso dei cittadini dei comuni dove gli impianti dovrebbero essere localizzati. Di qui, l'intasamento dei siti di stoccaggio provvisorio, e la necessità di bruciare altrove i rifiuti.

Certo, ci sarebbe molto da indagare sugli oscuri fomentatori di tante rivolte "spontanee". Ma, evocare la camorra non serve, visto che c'è chi sostiene esplicitamente questo dissenso, dai sindaci dei comuni interessati al vescovo, dagli ambientalisti ai rappresentanti di numerosi partiti.
Poiché le loro ragioni riguardano la salute e l'ambiente e allarmano i cittadini, occorrerebbe fare chiarezza pubblicamente, senza reticenze e senza ipocrisie, dando loro la parola in televisione, anche per sgomberare il campo dalle accuse di censura ai "difensori dell'ambiente".

Per rispondere, non servirebbero scienziati o super esperti, che sono facilmente sospettati di fare gli interessi delle imprese. Anzi non occorrerebbe rispondere. Basterebbe un bravo giornalista che li intervistasse e che li costringesse a spiegare perché solo in Campania gli impianti di termovalorizzazione (gli inceneritori, per capirci) sarebbero dannosi alla salute e all'ambiente e non a Brescia, a Ravenna, a Reggio Emilia o in Germania, dove in questi anni sono stati trasportate, e smaltite in sicurezza, migliaia di tonnellate di rifiuti campani.

Il vescovo di Acerra dovrebbe spiegare perché altrove la gestione dei rifiuti non è materia di fede e Pecoraro Scanio o Bertinotti perché nelle città e nelle regioni dotate di inceneritori i loro partiti fanno parte delle maggioranze di governo ed esprimono assessori all'ambiente che amministrano normalmente anche questa parte del ciclo dei rifiuti.

Greenpeace e WWF dovrebbero commentare le scelte dei paesi ambientalmente più evoluti come la Germania, la Svezia, la Danimarca, dove le raccolte differenziate funzionano bene, con la collaborazione di tutti, anche grazie al fatto che la quota residua di rifiuti non recuperabili (mai inferiore al 30% del totale) viene bruciata per ricavarne energia e calore. E se tentassero di impressionare con fantasiosi linguaggi "tecnici", basterebbe dare la parola al sindaco di Brescia che raccontasse con semplicità che, nella sua città, un impianto di incenerimento ben gestito produce energia bruciando rifiuti e contribuisce a limitare l'inquinamento perché oltre all'energia produce calore per gli usi domestici dei bresciani. Che tutto questo succede da anni senza scandali, senza proteste, senza rivolte, con soddisfazione generale.

Certo, un simile dibattito non basterebbe a risolvere d'incanto tutti i dissensi. Ma servirebbe a abbattere molti luoghi comuni che appaiono veri solo perché nessuno si preoccupa di smentirli . E potrebbe bastare al sindaco di Montichiari per condurre una trattativa pubblica con Bassolino: la Campania può essere ancora una volta aiutata ma solo a patto che, fin da oggi, i suoi cittadini e i suoi sindaci, con o senza l'aiuto dei suoi vescovi e dei suoi partiti, comincino a provvedere a se stessi, a partire dai rifiuti.

 

 

 

I RIFIUTI SOLIDI URBANI

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La società dei rifiuti,la società dei consumi

 

I rifiuti sono diventati ormai un problema ambientale allarmante. Si trovano nelle strade,nei giardini,abbandonati nell’ambiente. La parte visibile di tutti questi oggetti scartati dall’uomo offende senza dubbio il senso di pulizia ed igiene dei cittadini e causa un enorme danno all’ambiente. Inoltre, accanto ai rifiuti evidenti ed ingombranti, esiste tutto un insieme di sostanze derivanti dagli stessi rifiuti che inquinano le falde acquifere, il suolo e l’aria e possono passare inosservate.

 

 

Produrre rifiuti non è una prerogativa solo dell’uomo. Anche nei cicli naturali si ha la produzione di sostanze di scarto ma in natura,a differenza di quanto succede nelle attività umane,quello che è rifiuto in un caso è risorsa sotto un altro aspetto. In natura i rifiuti non sono quasi mai un problema perché tutto viene usato e riciclato. All’interno dell’ecosistema,gli organismi sono organizzati in un complesso sistema di relazioni e catene alimentari. La catena alimentare è organizzata in modo che nulla venga sprecato. Ci sono i produttori,le piante,che utilizzando sostanze inorganiche producono sostanza organica; i consumatori,gli animali,che si cibano di sostanza organica e i decompositori  che decompongono la sostanza morta degradandola nuovamente a sostanza inorganica riutilizzabile dai produttori. In natura,seguendo questo ciclo,ogni rifiuto è considerato una risorsa.

 

Classificazione dei rifiuti

Il decreto legislativo n. 22 del 5 Febbraio 1997 "Attuazione delle direttive 91/156/CEE sui rifiuti, 91/689/CEE sui rifiuti pericolosi e 94/62/CE sugli imballaggi e sui rifiuti di imballaggio" definisce rifiuto:

"qualsiasi sostanza od oggetto che rientra nelle categorie riportate nell'allegato A e di cui il detentore si disfi o abbia deciso o abbia l'obbligo di disfarsi".

Lo stesso decreto classifica i rifiuti in base alla loro origine, in rifiuti urbani e rifiuti speciali, e secondo le caratteristiche, in rifiuti pericolosi e rifiuti non pericolosi.

Si possono quindi distinguere le seguenti 

categorie di rifiuti:  

Rifiuti urbani non pericolosi  

Rifiuti urbani pericolosi  

Rifiuti speciali non pericolosi  

Rifiuti speciali pericolosi.

 

                                                    

Produzione di rifiuti urbani nella  UE

 

Secondo i dati forniti dall’Agenzia Europea per l’Ambiente e da Eurostat nel 1997 i Paesi dell’ Unione Europea hanno generato circa 190 milioni di tonnellate di rifiuti urbani pari ad una produzione pro-capite di 507 kg abitanti-anno rispetto ai 183 milioni di tonnellate del 1990 . Dal 1980 al 1995 la quantità totale di rifiuti urbani prodotti nei Paesi europei dell’ OECD è aumentata di circa il 56 % annuo , pari a 4,9 milioni di tonnellate ossia 90 kg pro-capite.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Produzione di RU in Italia

E’ necessario sottolineare anche il progressivo aumento del volume dei rifiuti. Se fino a circa 15 anni fa un metro cubo di rifiuti corrispondeva a 150-180 kg,oggi pesa solo 100 kg. I rifiuti prodotti oggi, a parità di peso,sono molto più voluminosi ed ingombranti. Questo cambiamento incide in maniera radicale su tutto il processo di gestione. A parità di peso,infatti,i rifiuti  voluminosi determinano maggiori problemi,ingombrano di più,sono più visibili,è più difficoltoso il conferimento,la raccolta e lo smaltimento. L’aumento del volume dei rifiuti è causato da una variazione del tipo di scarti che finiscono nella pattumiera di casa. Mentre è cresciuta di poco la quantità di rifiuti organici prodotti si è avuto un notevole aumento nella produzione di quei rifiuti costituiti da carta,cartone,plastica,vetro e metallo. La determinazione della composizione merceologica dei rifiuti urbani è un elemento essenziale per l’individuazione delle strategie di prevenzione,gestione e di smaltimento.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Raccolta differenziata

Perché è importante la raccolta differenziata?

Oggi come oggi la raccolta differenziata è uno dei fondamentali elementi per evitare la catastrofe ambientale a cui stiamo andando incontro.

La raccolta differenziata dei rifiuti permette di riciclare e reimpiegare parte dei rifiuti prodotti.

Essa può essere effettuata perché gran parte dei rifiuti mantiene un “valore” costituito dalle materie prime con cui è stato prodotto e dall’energia necessaria alla sua fabbricazione.La raccolta differenziata consente di ridurre il flusso dei rifiuti da avviare allo smaltimento.

In Italia solo il 6% sul totale dei rifiuti prodotti viene recuperata e riciclata.

 

 

75%

 

15 %

 
 

 


                                                                    RIFIUTI

 

           100%

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

       

       Discarica

 

 

 Recuperando i rifiuti si ottiene:

  

          minore consumo di materie prime ed energia;

          ottimizzazione del sistema globale di gestione dei rifiuti;

          minore produzione di rifiuti da smaltire;

          occupazione e espansione del mercato delle materie prime secondarie

 

 

 

 

 

DECRETI

 

Mentre il Decreto Ronchi (Dlvo 22/97) prosegue il suo cammino, a quasi sei anni dalla sua entrata in vigore, con l’emanazione di ulteriori leggi di attuazione (es. il Dlvo 36/01 sulle discariche), a fronte, peraltro, da un lato di ipotesi future di realizzazione di un testo unico in materia e, dall’altro, addirittura di ulteriori chiarimenti sulla stessa nozione di rifiuto, tra la fine di luglio ed i primi giorni di settembre del 2003 sono stati pubblicati in G.U. ben altri quattro importantissimi decreti.

 

LEGGI

  • L’articolo 6 del decreto legislativo 22 del 1997 definisce la raccolta differenziata come “la raccolta idonea a raggruppare rifiuti urbani e frazioni merceologiche omogenee,compresa la frazione organica umida,destinate al riutilizzo,al riciclaggio e al recupero di materia prima”.

 

 

  • L’attuale legge sulla gestione dei rifiuti indica il reimpiego ed il riciclaggio come strategie da preferire per la riduzione dei rifiuti da smaltire rispetto al riutilizzo. Per attuare un servizio di raccolta differenziata che dia buoni risultati è necessaria una corretta organizzazione del sistema di raccolta e l’attiva partecipazione di tutti i soggetti coinvolti:regione,provincia,comune e cittadini.

 

 

 

 

 

               

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

RACCOLTA DIFFERENZIATA

 

VANTAGGI

 

Riduzione del quantitativo di rifiuti destinati allo smaltimento finale;

Il materiale, più omogeneo e selezionato, consente di ottenere prodotti riciclati di migliore livello e commerciabilità.

Svantaggi   

 

Alcuni svantaggi che può avere la raccolta differenziata possono essere:

  • Rischi di contaminazione con altri rifiuti incompatibili con lo smaltimento previsto;
  • Continua manutenzione dei cassonetti;
  • Impatto visivo;  
  • Costi di raccolta;
  • Modesta convenienza dei materiali a basso peso

Specifico e alto volume;

  • Calcolo rapporto abitanti/superficie ( di solito 1 contenitore ogni 500-1000 abitanti;

          Riorganizzare tutto il sistema di raccolta di RU;maggiore impegno da parte dell’utenza;problemi di igiene urbana;

     Necessita’ di un impianto di separazione delle frazioni recuperabili

LO SMALTIMENTO

 

 

 

 

1.Impianto di discarica

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

3.Il procedimento per trasformare il biogas in fonti di energia.

 

Il problema dello smaltimento dei rifiuti, oggi, è di primaria importanza. Infatti l’incremento incontrollato della popolazione fa riscontrare un accumulo di rifiuti e di scarichi di liquami nell’ambiente. Tali rifiuti diventano inquinanti nel momento in cui non riescono più ad inserirsi nei processi ciclici di trasformazione della materia e dell’energia all’interno dell’ecosistema.

Le attività produttive dell’uomo generano tre tipologie di rifiuti: rifiuti solidi urbani (RSU), rifiuti speciali (RS), rifiuti tossici nocivi (RTN).

Attualmente i sistemi di smaltimento dei rifiuti più utilizzati sono: la discarica, l’inceneritore ed il riciclaggio.

La discarica controllata consente il definitivo stoccaggio dei rifiuti sul o nel suolo, eliminando i rischi di inquinamento per l’ambiente circostante. La fermentazione anaerobica della parte di rifiuti costituita da materie organiche produce gas di fermentazione (biogas) che vanno incanalate per evitare incendi ed esplosioni. La loro è data principalmente dal metano, il cui recupero a fini energetici è economicamente conveniente solo per i grandi impianti. Due sono i metodi per la discarica controllata: quello a trincea o a scomparti e quello delle superfici. Nel primo caso, i rifiuti vengono scaricati in buche modulari di media dimensione progressivamente utilizzati, per la copertura si impiega il materiale di scavo. Nel secondo metodo, i rifiuti vengono scaricati in un solo punto e quindi sparsi al suolo; il materiale di copertura proviene dall’esterno. Per entrambi i metodi i rifiuti sono depositati in strati successivi di 2-2,5 metri di altezza, compattati e coperti di terra o sabbia per evitare la propagazione di larve di insetti, limitare l’assalto dei topi e contenere l’emissione di cattivo odore.

 

 

 

Gli inceneritori consistono essenzialmente nella combustione dei rifiuti in appositi forni, progettati e costruiti tenendo conto della specificità dei materiali dei rifiuti; esso è regolato da specifiche norme tecniche che perseguono il fine di evitare emissioni nocive. Le temperature non devono essere inferiori a 900°C per consentire la distruzioni della componente organica, ma non superiore ai 1000°C, per evitare che le ceneri volanti aggrediscano il materiale refrattario di rivestimento. I gas di uscita a 950°C percorrono una caldaia a tubi d’acqua o a tubi di fumo. Prima di essere rilasciati passano in filtri elettrostatici e in torri di lavaggio ad umido o a secco per l’abbattimento delle polveri e degli eventuali inquinanti. Il sistema tradizionale dell’incenerimento produce notevoli quantità di cenere che a loro volta vengono smaltiti. Dagli impianti d’incenerimento può essere eventualmente recuperata l’energia termica fornita dalla combustione (acqua calda, energia elettrica).

Il riciclaggio non trova ancora adeguata applicazione in Italia. Esso infatti comporta la raccolta differenziata che a sua volta implica impegno e coscienza civile da parte dei cittadini, una ulteriore selezione dei rifiuti, dispositivi di macinazione e macchinari che trasformano i residui in modo da renderli utilizzabili industrialmente. Il riciclaggio prevede la suddivisione tra materiali organici, ferrosi e organici non putrescibili. I primi vengono usati come concimi; gli altri dopo esserre stati opportunamente trattati, diventano materia prima di vari processi produttivi. Le strutture che consentono il riciclaggio comportano dei costi e un’organizzazione considerevole, il che scoraggia molti stati ad intraprendere questa via.